Andrea Calestani Photographer

Istanbul

L’ardire di quel ponte a sbalzo sopra il Bosforo, da una sponda all’altra di due continenti, è il simbolo stesso dell’anima della città: “ecco la città” come l’etimologia greca insegna. Una città-ponte tra culture, religioni, costumi e commerci. Tra Oriente e Occidente. Per noi come ce l’avevano insegnata a chiamare i libri di storia: Costantinopoli. Un luogo di tanti significati, ove la Storia non è mai stata parsimoniosa di fatti ed eventi.

Nel 2015 quando ebbi l’occasione accettai con entusiasmo quell’esplorazione. Era quello uno dei tanti altrove vagheggiati, immaginati senza mai avere la sufficiente volontà di estrarlo dall’inutile fantasticare, per acquietare quel po’ di Ulisse che c’è in ognuno di noi.

Aghia Sophia, Gran Bazar, Galata sicuramente sono solo alcuni dei passaggi indispensabili per capire un po’ della storia, la geografia e la vita del luogo; certamente insufficienti. A Istanbul bisognerebbe viverci per testimoniare adeguatamente quell’incontro tra mondi. Ho provato a scrutare e fotografare la sua gente cosmopolita e fiera. Ma anche in quel caso il portfolio sarebbe diventato eccessivamente voluminoso.

Per ritrarre Istanbul ho usato un iPhone. L’avevo acquistato pochi mesi prima e volli provarlo come “macchina fotografica”. Non ho mai dato eccessiva importanza alla tecnica (tecnologia) di ripresa delle mie fotografie, ben applicando sempre i criteri e quei pochi basilari concetti sperimentati nell’era analogica. Ma la maggiore agilità e praticità per prendere fotografie m’intrigava.

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