Andrea Calestani Photographer

Shanghai Roads

Shanghai l’eclettica. Shanghai XXL (extra-large). Formicaio abulico di quasi trenta milioni di abitanti e trenta km di diametro. Ombelico tecno-finanziario e modaiolo della moderna Cina. Divisa esattamente a metà tra mondanità cosmopolita e riti ancestrali; affollata di repliche kitsch del simbolismo dell’invidiata modernità occidentale, che convivono con un più appannato, sottinteso simbolismo ideologico. La capitale economica della Repubblica Popolare mi ha stupito più d’ogni altra megalopoli, direi affascinato.

Per quanto può accadere per un luogo che rimane difficile da immaginare oltre la letteratura e l’aneddotica. Un’opportunità colta al volo di enorme curiosità e attrazione, per un mondo direi per gran parte sconosciuto, oltre che incomprensibile, a noi occidentali. Noi siamo il passato, loro sono una moderna società turbo-tecnologica di massa in movimento verso un futuro dai contorni per certi aspetti inquietanti. Questa la sensazione che riportai.

Come altre volte mi capita ero partito con una certa idea di progetto fotografico, poi stravolto sul campo. Accadde anche a HCB, nel 1948. Andò laggiù con una precisa committenza e dettati intenti. Ma quel suo reportage divenne famoso per tutt’altro. Furono alcune istantanee in cui s’imbatté proprio camminando per le strade (roads) di Shanghai, per un inaspettato evento di portata storica (la “Gold Rush”: la corsa al cambio moneta della middle class della metropoli commerciale al momento della transizione dei poteri dal governo nazionalista del Kuomintang alla Repubblica Popolare Cinese di Mao Zedong).

Così quell’iniziale, solerte idea di reportage dissolta, frantumata per moltiplicarsi, giorno dopo giorno, strada per strada, in mille sorprendenti inaspettati soggetti: architetture, quinte e prosceni, circostanze e personaggi. Immagini scattate confondendomi in mezzo alla gente, per le sue strade.

Quindi testimonianza, racconto. Sicuramente fotografia di strada; di quel che, mentre cammino più m’incuriosisce, per l’estetica, per lo stupore e l’unicità di ciò che non si è mai visto prima. Fatti che si «… esprimono proprio in episodi esterni cioè stradali» (GBG).

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